Tempio di Ercole
Il ritrovamento di una statua acefala alimentò a tal punto l’interesse della Commissione per il sito, che incaricò l’architetto provinciale Saverio Bentivegna di affiancare il lavoro dei delegati locali di Girgenti. I resoconti di Bentivegna ci restituiscono l’immagine di un tempio “tutto rovinato”, tanto che in un primo momento confessò la sua incapacità di formulare un’ipotesi di spesa per il suo restauro. Come leggiamo tra le pagine del Prefetto di Girgenti, il modo in cui quei “venerandi ruderi giacciono al suolo distesi” fu per “effetto di terremoto” e perché i Cartaginesi lo avevano “già abbattuto”. Infatti, solo una delle otto colonne che giacevano a terra era sopravvissuta a queste calamità. Egli pregò la Commissione affinché venissero ricostruite le otto maestose colonne del tempio nella “certezza di fare un bene al paese e all’Italia” [Complesso archivistico: Prefettura di Agrigento, Intendenza e atti della Prefettura di Girgenti 1827-1887 b. 486 4].
Ma bisognerà attendere il 1923, anno in cui Sir Alexander Hardcastle finanziò l’opera di restauro, permettendoci di ammirare le colonne così come le vediamo oggi.
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Gli altri punti di interesse nello stesso percorso
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Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo
Nel 1867 venne ritrovato un vaso e consegnato al Museo Comunale di Girgenti.
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Tempio dei Dioscuri
Il Tempio Castore e Polluce, o Tempio dei Dioscuri, occupa la parte più a sud di un vasto complesso di aree sacre, chiamato Santuario delle Divinità Ctonie.
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Tempio di Demetra
Il crescente fascino per le antichità classiche alimentò il traffico illecito dei reperti storici, che venivano venduti ai collezionisti privati o al re stesso in cambio di una ricompensa.
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Tempio di Giove
Il Tempio di Giove, o Tempio di Zeus, è un’importante testimonianza della diversa sensibilità che le persone hanno mostrato nel corso del tempo nei confronti del sito archeologico agrigentino.