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Tempio di Demetra

Il crescente fascino per le antichità classiche alimentò il traffico illecito dei reperti storici, che venivano venduti ai collezionisti privati o al re stesso in cambio di una ricompensa.

Quando nel 1869 venne rinvenuta una statua trafugata di Proserpina, l’allora segretario generale del Ministro della Pubblica Istruzione, Pasquale Villari, esortò il Prefetto di Girgenti ad applicare il decreto che stabiliva la confisca dei beni non denunciati e ritrovati clandestinamente. Come leggiamo dalle parole del segretario, l’applicazione di questa norma era fondamentale per contrastare l’ignoranza di coloro che ritenevano questi oggetti “res nullius” [Complesso archivistico: Prefettura di Agrigento, Intendenza e atti della Prefettura di Girgenti 1827-1887 b.485 14-4].
Un altro caso di reperto trafugato occorse nel Tempio di Proserpina e Cerere, oggi conosciuto come Tempio di Demetra: una statua acefala di Proserpina venne rinvenuta da un gruppo di braccianti calabresi mentre lavoravano presso il fondo di tale Cavaliere Giambertoni. I manovali trovarono la statua in una tomba, deposta come un defunto, intarsiata d’oro e d’argento, e la trasportarono presso Nicastro, in Calabria.

 


 
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